ARABIA SAUDITA
Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
Dal suo insediamento nel 2015, il re Salman bin Abdulaziz Al Saud ha assunto le cariche di capo di Stato e di capo del governo dell’Arabia Saudita. Il 27 settembre 2022 ha nominato suo figlio, il principe ereditario Mohammed bin Salman, Primo Ministro[1]. Ai sensi della Legge Fondamentale del Governo del 1992, il re, che detiene pieni poteri, è tenuto a governare in conformità alla Shari‘a (legge islamica)[2]. La Costituzione del Regno è costituita dal «Sacro Corano e dalla Sunnah (tradizione) del Profeta»[3].
Durante il regno del defunto re Abdullah (2005-2015), il Paese ha avviato un graduale processo di modernizzazione[4]. Con il 17 percento delle riserve petrolifere mondiali stimate nel 2024[5], l’Arabia Saudita rimane uno degli Stati più ricchi della regione e una potenza politica e religiosa di primo piano nel mondo arabo e islamico.
Nel 2016, il governo ha lanciato piani ambiziosi di riforma economica – Vision 2030 e il Programma di Trasformazione Nazionale – con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle entrate petrolifere[6].
La popolazione dell’Arabia Saudita è attualmente di circa 33,6 milioni di abitanti. Nel 2022, circa il 41,6 percento dei residenti era composto da cittadini stranieri[7]. I musulmani sunniti costituiscono tra l’85 e il 90 percento della popolazione, mentre i musulmani sciiti rappresentano tra il 10 e il 12 percento (con una concentrazione stimata tra il 25 e il 30 percento nella provincia orientale, ricca di risorse petrolifere)[8].
Un censimento non ufficiale condotto dal Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale stima che i cattolici presenti nel Paese siano oltre 1,5 milioni, principalmente lavoratori migranti provenienti da India e Filippine. L’Arabia Saudita non intrattiene relazioni diplomatiche ufficiali con la Santa Sede[9].
Il Regno è considerato la culla dell’Islam e ospita le due città più sacre della religione – La Mecca e Medina. Il re saudita ricopre ufficialmente il titolo di Custode delle due sacre moschee dell’Islam. L’ordinamento giuridico si basa sulla scuola hanbalita del diritto islamico e sulle interpretazioni del giurista del XVIII secolo Muhammad ibn Abd al-Wahhab. Il Wahhabismo – corrente sunnita ultraconservatrice – continua a esercitare una forte influenza e comporta restrizioni severe, soprattutto nei confronti delle donne, nonché l’applicazione di pene rigide, inclusa la pena capitale[10].
I cittadini sauditi devono essere musulmani e, per ottenere la cittadinanza, i non musulmani devono convertirsi all’Islam. I figli nati da padre musulmano sono automaticamente considerati musulmani e la promozione pubblica di dottrine non islamiche è vietata[11].
La libertà religiosa non è né riconosciuta né tutelata. La conversione dall’Islam a un’altra religione è considerata apostasia ed è legalmente punibile con la pena di morte, così come la blasfemia contro l’Islam. Tuttavia, i tribunali sauditi hanno recentemente adottato un atteggiamento più indulgente, infliggendo pene detentive prolungate per i reati di blasfemia, anziché applicare la condanna a morte[12].
A seguito di una sentenza della Corte Suprema del 2020, il governo ha sostituito la fustigazione, come punizione taʿzīr (discrezionale), con pene detentive o ammende[13]. Di conseguenza, le persone riconosciute colpevoli di blasfemia, indecenza pubblica e altri reati affini non sono più soggette a fustigazione, sebbene tale misura sia ancora prevista per qualche reato ḥadd (al plurale ḥudud), come il consumo di alcol, i rapporti sessuali fuori dal matrimonio e le false accuse di adulterio[14].
I luoghi di culto non musulmani e l’espressione pubblica di fedi non islamiche sono vietati. Il mancato rispetto di tale divieto può comportare discriminazioni, molestie, detenzione e, nel caso dei non cittadini, l’espulsione. Pur essendo ufficialmente consentito ai non musulmani praticare privatamente la propria religione se non si convertono all’Islam, la mancanza di regole chiare li lascia alla mercé del Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (CPVPV), noto anche come Mutawa o polizia religiosa[15].
L’educazione religiosa, basata sull’interpretazione ufficiale dell’Islam, è obbligatoria nelle scuole statali. Le scuole private non possono adottare un programma autonomo, ma sono tenute a offrire a tutti gli studenti – musulmani sauditi e non – un curriculum di studi islamici; agli studenti non musulmani può essere proposto un corso di civiltà islamica, mentre l’insegnamento di altre religioni o civiltà è offerto esclusivamente nelle scuole internazionali private[16].
Nei procedimenti giudiziari, gli imputati devono essere trattati in modo equo in conformità con la Shari‘a. Poiché non esiste un codice penale scritto e completo, le sentenze e i giudizi variano sensibilmente da caso a caso. La Legge sulla procedura probatoria del 2021[17] ha eliminato il genere e la religione come criteri per valutare il valore delle prove legali presentate in tribunale. In precedenza, i giudici tendevano a privilegiare la testimonianza dei musulmani, e quella di una donna era talvolta considerata equivalente alla metà di quella di un uomo[18].
La legge contro il terrorismo del 2017 criminalizza «chiunque metta in discussione, direttamente o indirettamente, la religione o la giustizia del Re o del Principe ereditario». Sono inoltre considerati reati: la promozione di ideologie atee in qualsiasi forma; qualunque tentativo di «mettere in dubbio i fondamenti dell’Islam»; le pubblicazioni che «contraddicono le disposizioni della legge islamica»; il culto pubblico non islamico; l’esposizione pubblica di simboli religiosi non musulmani; la conversione dall’Islam ad altra religione; e il proselitismo da parte di non musulmani[19].
Sebbene la normativa ufficiale vieti la sepoltura di persone non musulmane nel Paese, a Gedda è presente almeno un cimitero pubblico destinato a non musulmani[20].
Gli standard relativi ai diritti umani sono applicati «alla luce delle disposizioni della Shari‘a»[21]. L’Arabia Saudita non è parte del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) [22], e i diritti umani, così come definiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNUDHR), non sono né riconosciuti né garantiti.
La Mutawa, ovvero il Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, continua a vigilare sul comportamento e sulla moralità pubblica[23], ma deve riferire alla polizia ordinaria per far applicare l’interpretazione rigorosa delle norme islamiche secondo la dottrina wahhabita. I suoi agenti sono tenuti a esibire un documento d’identità ufficiale e le loro competenze sono state significativamente ridotte da un decreto reale[24]. Di conseguenza, si è registrato un calo sia negli episodi di abusi sia nel numero di irruzioni[25].
Nel 2022, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha annunciato un’iniziativa per la rigorosa documentazione degli Hadith del Profeta considerati più autentici, al fine di prevenirne l’abuso da parte degli estremisti. Il progetto prevede tre livelli di classificazione: gli Hadith mutawatir (circa un centinaio), da osservare scrupolosamente; gli Hadith ahad, da sottoporre a valutazione critica; e gli Hadith khabar, considerati deboli, da scartare salvo casi in cui possano risultare utili all’interesse pubblico[26].
Nel marzo 2024, Amnesty International ha denunciato che il progetto di codice penale saudita, trapelato nel luglio 2022, è stato redatto senza consultazione pubblica né trasparenza. Secondo l’organizzazione, il testo si discosta in modo significativo dagli standard internazionali in materia di diritti umani, consolidando le restrizioni alla libertà di espressione, di religione e di riunione. Particolarmente critiche sono le disposizioni che mantengono la pena di morte – anche per i minori – e che continuano ad ammettere alcune forme di punizione corporale, come la fustigazione. Amnesty ha avvertito che l’adozione del codice, nella sua forma attuale, rischierebbe di istituzionalizzare le violazioni dei diritti umani, esortando le autorità saudite a rivedere il testo in conformità con le norme internazionali[27].
Episodi rilevanti e sviluppi
Nel gennaio 2023, la Chiesa copta ortodossa d’Egitto ha celebrato la sua prima Messa in Arabia Saudita. Il Metropolita di Shoubra El-Kheima, monsignor Marcos, ha compiuto una visita di un mese ai fedeli copti egiziani residenti nel Regno, conclusasi con la celebrazione della Divina Liturgia nella notte di Natale. Durante la visita, il vescovo ha raggiunto diverse città, tra cui Riad, Gedda e la regione orientale dove, grazie al sostegno delle autorità saudite, numerosi fedeli copti ed eritrei hanno potuto partecipare alle celebrazioni[28].
Sempre nel gennaio 2023, le forze di sicurezza saudite hanno condotto perquisizioni in abitazioni della Provincia Orientale – ricca di petrolio e a maggioranza sciita – arrestando dieci giovani. Secondo quanto riportato dall’agenzia Shia Waves, le autorità avrebbero intensificato gli arresti «per motivi politici», prendendo di mira «scrittori dissidenti pacifici e attivisti per i diritti umani»[29].
Nel febbraio 2023, quattro cittadini sauditi sciiti sono stati condannati a morte per aver presumibilmente partecipato a proteste contro la «discriminazione governativa nei confronti della comunità» ad al-Awamiyah[30]. Il Tribunale penale specializzato (Specialised Criminal Court – SCC) li ha riconosciuti colpevoli di sostegno al terrorismo. Secondo l’Organizzazione Saudita per i Diritti Umani (ESOHR), la Procura non aveva richiesto la pena capitale, ma una condanna fino a vent’anni di reclusione; la decisione del tribunale di infliggere la pena di morte[31] rappresenterebbe, secondo ESOHR, un precedente allarmante.
Nello stesso mese, Seyyed Nazir Abbas Taqvi, Segretario generale del Consiglio degli Ulema sciiti del Pakistan, è stato arrestato per aver portato una bandiera recante il nome di Ali, primo imam sciita (Ali ibn Abi Talib), durante il suo pellegrinaggio alla Mecca[32].
Sempre nel febbraio 2023, il Segretario Generale della Lega Musulmana Mondiale, Mohammed bin Abdulkarim Al-Issa, ha ricevuto a Riad il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, giunto nel Regno con una delegazione su invito della stessa Lega[33]. Nel dicembre 2024, Al-Issa ha incontrato Papa Francesco a Roma[34].
Nel marzo 2023, Emad Al-Moubayed, ex imam della moschea King Abdulaziz di Dammam, è fuggito dal Paese temendo l’arresto dopo aver criticato pubblicamente, tramite la piattaforma X, le riforme promosse dal governo saudita nel settore dell’intrattenimento. Al-Moubayed aveva esortato le autorità a «temere Dio» nell’attuazione di cambiamenti sociali che, a suo avviso, avrebbero «cancellato la fede islamica» e compromesso l’identità religiosa del Paese[35].
Sempre nel marzo 2023, un tribunale saudita ha condannato l’attivista Mariam al-Qisoom a 25 anni di reclusione e a un divieto di espatrio di pari durata, a causa del suo impegno a favore dei diritti umani e civili della minoranza sciita[36].
Nell’aprile 2023, il predicatore sciita Sheikh Fathi al-Janoubi è stato condannato a 20 anni di carcere in seguito al suo arresto, avvenuto nell’ottobre 2021. Secondo l’agenzia Shia Waves, le autorità saudite avrebbero preso di mira esponenti religiosi sciiti, sottoponendoli ad arresti arbitrari e infliggendo pene detentive prolungate o, in alcuni casi, condanne capitali[37].
Nel maggio 2023, tre pellegrini sciiti statunitensi sono stati arrestati a Medina per aver indossato magliette recanti il nome del secondo imam sciita, Hassan al-Mujtaba, durante una visita al cimitero di al-Baqi, distrutto dai wahhabiti circa un secolo fa. I tre sono stati rilasciati dopo dodici giorni di detenzione[38].
Nello stesso mese, l’Istituto per il Monitoraggio della Pace e della Tolleranza Culturale nell’Istruzione Scolastica (IMPACT-SE), con sede in Israele, ha pubblicato un rapporto secondo cui quasi tutti i contenuti negativi precedentemente rilevati nei confronti di ebrei e cristiani nei testi scolastici di Studi Islamici sarebbero stati rimossi. I nuovi materiali, invece, criticano le ideologie religiose radicali e condannano esplicitamente gruppi estremisti come Hezbollah, lo Stato Islamico, al-Qaeda, le milizie Houthi e l’ateismo. I Fratelli Musulmani sono descritti come «un’organizzazione terroristica incendiaria»[39].
Nel giugno 2023, è stato impedito alle pellegrine sciite di accedere al sito di sepoltura di alcuni degli imam più venerati della tradizione sciita, a causa dell’erezione di un nuovo muro in sostituzione della precedente recinzione[40]. Tuttavia, nel luglio 2023, a differenza degli anni precedenti, le autorità hanno consentito ai fedeli sciiti di sesso maschile di commemorare nel cimitero di al-Baqi l’anniversario del martirio dell’imam Hussein[41].
Nel luglio 2023, il Tribunale penale specializzato ha condannato a morte Mohammed al-Ghamdi, cittadino sunnita, per aver «descritto il Re o il Principe ereditario in modo da minare la religione o la giustizia» e per altri reati ai sensi della Legge antiterrorismo. L’uomo era stato arrestato nel 2022 dopo aver pubblicamente chiesto la liberazione di prigionieri religiosi. Nel settembre 2024, il Tribunale penale specializzato ha annullato formalmente la condanna a morte, commutandola in una pena detentiva di trent’anni[42].
Sempre nel luglio 2023, l’organizzazione non governativa con sede a Ginevra MENA Rights Group ha dichiarato, in un rapporto presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nell’ambito della Revisione periodica universale dell’Arabia Saudita, che «i membri della comunità sciita sono esposti a un rischio maggiore di incorrere nella pena di morte». Secondo l’organizzazione, essi vengono spesso condannati in processi collettivi sulla base di accuse vaghe, in violazione del diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica[43].
Nell’agosto 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato l’istituzione della Presidenza degli Affari Religiosi della Grande Moschea e della Moschea del Profeta, un ente indipendente incaricato della supervisione delle attività religiose presso i due luoghi sacri della Mecca e Medina. La nuova istituzione controllerà gli imam e i muezzin delle due moschee e gestirà l’organizzazione di seminari, nonché la diffusione degli insegnamenti islamici[44].
Nel settembre 2023, l’Autorità Generale per la regolamentazione dei media ha convocato una giovane donna saudita per aver diffuso contenuti considerati offensivi nei confronti del profeta Maometto e di sua moglie Khadija. L’attivista, attiva sui social media, è stata deferita al Pubblico Ministero e rischia una condanna fino a cinque anni di reclusione e una multa pari a tre milioni di riyal sauditi (circa 800.000 dollari statunitensi) [45].
Nel mese di ottobre 2023, a una delegazione israeliana in visita è stato consentito di celebrare la festività ebraica di Sukkot in un hotel di Riad[46].
Nel novembre 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato l’adozione del calendario gregoriano per tutti gli affari ufficiali, ad eccezione di quelli legati alla Shari‘a, per i quali continuerà a essere utilizzato il calendario Hijri[47].
Nel gennaio 2024, alcuni tifosi di calcio sono stati arrestati per aver intonato cori commemorativi della nascita di ʿAlī ibn Abī Ṭālib, primo imam sciita. La pena massima prevista è di cinque anni di reclusione[48].
Il 20 febbraio 2024, il patriarca di Baghdad dei Caldei, il cardinale Louis Raphaël I Sako, ha partecipato a un forum a Riad sul ruolo dei media nel dialogo interreligioso. Il patriarca ha definito l’esperienza «sorprendente», affermando di aver scoperto il Paese come un luogo di apertura e incontro, con il quale, ha dichiarato, «la Santa Sede deve aprire un dialogo serio»[49].
Nel marzo 2024, al presidente della Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF), il rabbino Abraham Cooper, è stato chiesto di togliere la kippah (il copricapo tradizionalmente indossato dagli uomini ebrei) durante la visita al sito patrimonio mondiale UNESCO di Diriyah e in qualsiasi spazio pubblico nel Regno dell’Arabia Saudita. Al suo rifiuto, le autorità saudite hanno chiesto alla delegazione dell’USCIRF e ai funzionari dell’ambasciata statunitense di lasciare il sito[50]. La delegazione ha quindi interrotto anticipatamente la visita ufficiale. Il vicepresidente dell’USCIRF, Davie, ha dichiarato: «La richiesta delle autorità saudite al presidente Cooper di togliere la sua kippah è stata sconvolgente e dolorosa. Ha contraddetto direttamente non solo la narrazione ufficiale del governo sul cambiamento, ma anche i segnali autentici di una maggiore libertà religiosa nel Regno che abbiamo potuto osservare in prima persona»[51].
Nel maggio 2024, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) ha criticato l’Arabia Saudita per la detenzione arbitraria, le torture e i maltrattamenti inflitti al religioso Safar bin Abdulrahman al-Hawali, detenuto in isolamento senza processo e privo delle misure di assistenza essenziali per la sua disabilità. Secondo quanto riferito dal nipote, sarebbe stato arrestato nel 2018 per aver criticato il principe ereditario[52].
Nel settembre 2024, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha annunciato la propria partecipazione alla prossima Biennale di Arte Islamica di Gedda, prevista per il 2025, dove esporrà alcuni pezzi della propria collezione[53].
Nel novembre 2024, il religioso islamico siriano Saleh Al-Shami, di 89 anni, è stato rilasciato dopo essere stato detenuto dal gennaio 2023, senza che fossero mai state formalizzate accuse a suo carico[54].
Nel gennaio 2025, Mohammed Bu Jbara, recitatore religioso sciita originario di Al-Ahsa, è stato arrestato per aver recitato una poesia religiosa[55].
Sempre nel gennaio 2025, l’Organizzazione Saudita Europea per i Diritti Umani (ESOHR) ha reso noto che, nel 2024, il numero delle esecuzioni in Arabia Saudita ha superato ogni precedente record, con un’espansione delle accuse senza precedenti[56]. Le esecuzioni sono raddoppiate rispetto al 2023. Secondo le statistiche ufficiali, tra il 2015 e la fine del 2024, l’Arabia Saudita ha eseguito 1.585 condanne a morte, di cui 345 (pari al 22 percento) soltanto nel 2024 – una media di un’esecuzione ogni 25 ore. I dati relativi al 2024 rappresentano un incremento del 100 percento rispetto al 2023, anno in cui si erano registrate 172 esecuzioni[57].
Nel febbraio 2025, cinque giovani cittadini sciiti e un uomo d’affari della stessa confessione sono stati condannati a morte per motivi settari[58]. I cinque giovani erano tutti minorenni quando, nel 2011 e nel 2012, avevano partecipato a manifestazioni pacifiche ad al-Qatif, nella Provincia Orientale dell’Arabia Saudita. Il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha inoltre definito arbitrario il verdetto[59]. Un funzionario per i diritti umani del MENA Rights Group ha dichiarato: «Si tratta della prima volta in cui le Nazioni Unite rilasciano una dichiarazione riconoscendo una discriminazione sistemica contro gli sciiti nel contesto dell’applicazione della pena di morte»[60].
Prospettive per la libertà religiosa
Nonostante alcuni sviluppi positivi – come i risultati dell’IMPACT-SE, che attestano la rimozione di quasi tutti i commenti negativi su ebrei e cristiani dai manuali di Studi Islamici – e gli sforzi del governo saudita di proiettare un’immagine più aperta, ad esempio attraverso l’invito a leader cristiani ed ebrei a partecipare al dialogo interreligioso, il Regno dell’Arabia Saudita continua a non garantire la libertà di religione e di culto.
Lo confermano, tra l’altro, il rapporto del MENA Rights Group presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – secondo cui «i membri della comunità sciita sono esposti a un rischio maggiore di incorrere nella pena di morte» – e il rapporto pubblicato da Amnesty International nel marzo 2024, che denuncia come il progetto di codice penale saudita continui a prevedere la pena capitale per reati di blasfemia e apostasia[61].
Le prospettive per la libertà religiosa in Arabia Saudita restano pertanto immutate.
Fonti