Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
La Costituzione della Repubblica del Botswana[1], adottata nel 1966 ed emendata nel 1994 e nel 1997, garantisce la libertà di coscienza, che comprende «le libertà di pensiero e di religione, la libertà di cambiare religione o credo e la libertà, sia individualmente che in comunità con altri, sia in pubblico che in privato, di manifestare e diffondere la propria religione o il proprio credo attraverso il culto, l’insegnamento, la pratica e l’osservanza» (articolo 11, paragrafo 1).
L’articolo 11, paragrafo 2, stabilisce che «ogni comunità religiosa ha il diritto di istituire e gestire, a proprie spese, luoghi di istruzione e di amministrare qualsiasi istituto educativo che essa mantenga interamente; e nessuna comunità può essere impedita dal fornire istruzione religiosa ai membri della propria comunità nell’ambito dell’educazione impartita presso tali istituti o in qualsiasi altra forma di istruzione che essa fornisca».
L’articolo 11, paragrafo 3, dispone inoltre che «salvo che con il proprio consenso (o, nel caso di un minore, con il consenso del suo tutore), nessuno che frequenti un istituto educativo può essere obbligato a ricevere istruzione religiosa o a partecipare a cerimonie o osservanze religiose, se tale istruzione, cerimonia o osservanza riguarda una religione diversa dalla propria».
I gruppi religiosi devono registrarsi presso il Registro delle Società del Ministero del Lavoro e degli Affari Interni[2]. La registrazione conferisce alcuni benefici legali, in quanto i gruppi religiosi non registrati non possono firmare contratti, svolgere attività commerciali o aprire conti bancari. Per la costituzione di un nuovo gruppo religioso è richiesto un numero minimo di 150 membri[3].
Nel giugno 2022, il Parlamento ha approvato la Legge sull’Associazione dei Professionisti dei Media (Media Practitioners’ Association Act), che ha sostituito la Legge sui Professionisti dei Media del 2008 (Media Practitioners Act del 2008). La nuova normativa impone a tutti i giornalisti l’obbligo di registrarsi presso il governo. La maggior parte dei mezzi di informazione in Botswana è gestita dallo Stato, e i partiti di opposizione accusano i media statali di favorire il partito al governo[4].
Sebbene il Botswana riconosca ufficialmente solo le festività cristiane, i membri di altre comunità religiose possono osservare le proprie ricorrenze senza restrizioni da parte delle autorità[5].
Episodi rilevanti e sviluppi
Nel periodo preso in considerazione dal presente rapporto, si sono registrati solo pochi episodi di intolleranza, discriminazione o persecuzione tra gruppi religiosi o ai loro danni.
Nel 2016, il governo ha presentato il piano strategico Vision 2036[6], volto a trasformare il Botswana in un Paese ad alto reddito e a promuovere il ruolo delle comunità religiose nello sviluppo nazionale. Il piano, tuttora in fase di attuazione, afferma: «In Botswana, le organizzazioni religiose hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del Paese e continueranno a farlo in futuro. Esse forniscono servizi come cure mediche, leadership, assistenza agli orfani ed educazione, solo per citarne alcuni»[7].
Il documento sottolinea inoltre che i gruppi religiosi assumeranno un ruolo crescente nel sostenere i valori della società e nell’offrire consulenza alle autorità, affermando: «Le istituzioni religiose del Botswana, in collaborazione con il governo, avranno un ruolo sempre più importante nel salvaguardare la moralità, promuovere la tolleranza e garantire una governance progressista»[8].
Nel luglio 2023, l’Assemblea Nazionale ha discusso un disegno di legge di emendamento costituzionale, presentato dal Ministro per la Presidenza dello Stato, Kabo Morwaegn, con l’obiettivo di inserire i diritti LGBTQ+ nella Costituzione. La proposta ha suscitato una forte opposizione da parte della comunità evangelica cristiana del Paese. Il presidente della Fratellanza Evangelica del Botswana (Evangelical Fellowship of Botswana - EFB), Pulafela Siele, ha esortato i legislatori a respingere il disegno di legge, sostenendo che avrebbe «aperto le porte all’immoralità» nel Paese[9].
L’anno successivo, Abraham Kedisang, esponente della Missione della Fede Apostolica in Botswana, ha dichiarato che l’inserimento dei diritti LGBTQ+ nella Costituzione potrebbe rappresentare una minaccia per il cristianesimo, la democrazia e l’intera struttura repubblicana del Paese[10].
Nell’agosto 2023, il Parlamento ha rinviato il dibattito su un disegno di legge volto alla legalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso, appena un mese dopo che la Fratellanza Evangelica del Botswana aveva organizzato una mobilitazione contro la proposta legislativa.
Il disegno di legge è stato presentato in seguito alla sentenza del 2019 dell’Alta Corte, che aveva depenalizzato le relazioni omosessuali. La Corte d’Appello ha confermato la decisione nel 2021 e, nel 2022, il presidente Mokgweetsi Masisi ha dichiarato di voler garantire l’applicazione della sentenza[11].
Prospettive per la libertà religiosa
Il riconoscimento del diritto alla libertà religiosa da parte del governo e il ruolo positivo delle organizzazioni religiose nel Paese continuano a essere ben consolidati. Questo è ulteriormente rafforzato da un dialogo interreligioso costruttivo, soprattutto nell’affrontare questioni di interesse comune. Di conseguenza, le prospettive per l’esercizio della libertà religiosa in Botswana rimangono positive.
Fonti