UGANDA
Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
La Costituzione dell’Uganda vieta ogni forma di discriminazione fondata sulla religione e afferma il principio della laicità dello Stato. L’articolo 29 (paragrafo 1, c) garantisce a ogni cittadino «la libertà di praticare qualsiasi religione e di manifestare tale pratica, compreso il diritto di appartenere a un’organizzazione religiosa e di partecipare alle sue attività, in modo conforme alla Costituzione»[1]. Tuttavia, l’articolo 46 (paragrafo 2) consente al governo di limitare tali diritti in circostanze eccezionali, attraverso «misure ragionevolmente giustificabili per far fronte a uno stato di emergenza»[2].
La Costituzione vieta inoltre la costituzione di partiti politici basati sull’appartenenza religiosa (articolo 71, paragrafo 1, b). I gruppi religiosi sono tenuti a registrarsi presso l’Ufficio dei Servizi di Registrazione dell’Uganda per ottenere riconoscimento giuridico e devono acquisire una licenza operativa dal Ministero degli Affari Interni. Nella prassi, però, tali requisiti non sono applicati in modo uniforme: le principali confessioni religiose — tra cui la Chiesa cattolica e quelle anglicana, ortodossa, avventista del settimo giorno e il Consiglio Supremo Musulmano dell’Uganda (Uganda Muslim Supreme Council, UMSC) — godono di una certa tolleranza amministrativa[3].
L’insegnamento religioso è facoltativo nelle scuole secondarie pubbliche, che possono scegliere se includere nei programmi una o più religioni[4].
Storicamente, la Chiesa cattolica e quella anglicana hanno esercitato un ruolo dominante nel panorama religioso nazionale. Tuttavia, si registra un’espansione significativa delle Chiese evangeliche, con oltre 40.000 congregazioni attive nel Paese e una crescente influenza sugli ambienti politici[5]. Al tempo stesso, desta preoccupazione lo sviluppo incontrollato di culti religiosi, spesso privi di supervisione legale e trasparenza.
Nell’agosto 2021, l’Ufficio Nazionale per le Organizzazioni Non Governative — ente semi-autonomo preposto alla supervisione delle ONG, incluse quelle religiose — ha sospeso l’attività di 54 organizzazioni per presunte violazioni normative. Il provvedimento è stato interpretato da diversi osservatori come parte di una strategia politica restrittiva[6]. Nel 2022, almeno una sospensione è stata annullata da un tribunale nazionale, che ha riscontrato irregolarità procedurali e violazioni del diritto alla difesa[7].
Nel settembre 2024, l’Ufficio Nazionale è stato formalmente soppresso tramite lo Strumento Statutario n. 73. Le sue funzioni sono state trasferite a un nuovo dipartimento del Ministero degli Affari Interni, con una riduzione significativa del personale da 42 a 12 unità. La riorganizzazione ha segnato la fine dell’autonomia relativa dell’ente e ha rafforzato la tendenza del governo alla centralizzazione del controllo sulle organizzazioni religiose e civili[8].
Nel marzo 2024, il governo ugandese ha avviato un’indagine sui finanziamenti delle organizzazioni religiose, annunciando l’intenzione di introdurre una nuova politica che imponga a tali enti l’obbligo di registrarsi sotto reti ombrello e di rendicontare pubblicamente i fondi ricevuti e detenuti. Il Segretario permanente della Direzione per l’Etica e l’Integrità (DEI), Alex Okello, ha sottolineato la necessità di garantire trasparenza nei bilanci delle organizzazioni religiose[9]. Tuttavia, la proposta ha suscitato forti critiche, in particolare per la volontà del governo di procedere tramite decreto esecutivo, eludendo l’iter parlamentare. È stato inoltre ipotizzato che la DEI — organismo sotto l’egida dell’Ufficio del Presidente — possa essere incaricata di autorizzare o revocare il diritto di operare delle istituzioni religiose[10].
Episodi rilevanti e sviluppi
Sebbene l’Uganda sia considerata uno dei Paesi più stabili dell’Africa orientale, continua ad affrontare pressioni interne ed esterne. La sua vicinanza a zone di conflitto nell’est della Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, nonché il ruolo di principale contributore alla missione dell’Unione Africana in Somalia, espongono il Paese a potenziali minacce terroristiche transnazionali[11].
Contestualmente, l’Uganda ospita la più numerosa popolazione rifugiata dell’Africa e la terza più ampia a livello globale, con oltre 1,93 milioni di rifugiati registrati a settembre 2025. La maggior parte proviene dal Sud Sudan (57 percento) e dalla Repubblica Democratica del Congo (31 percento), seguiti da richiedenti asilo provenienti dal Corno d’Africa, tra cui Somalia ed Eritrea[12]. Il modello ugandese di accoglienza è stato ampiamente elogiato per la sua generosità e inclusività — prevedendo accesso a terra, istruzione, sanità e lavoro — ma la crescente pressione finanziaria solleva interrogativi sulla sua sostenibilità nel lungo periodo[13].
Nel marzo 2023, il Parlamento ha approvato la controversa Legge Anti-Omosessualità, che introduce pene particolarmente severe: l’ergastolo per atti omosessuali e la pena di morte nei casi di rapporti con minori o tra persone sieropositive[14]. Alla fine dello stesso mese, esperti del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno denunciato che la legge viola l’articolo 6 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR)[15] e rappresenta una grave minaccia per i diritti alla non discriminazione, alla libertà di riunione e alla libertà di espressione[16].
Nel giugno 2023, le autorità ugandesi hanno rimpatriato 80 membri della Christ Disciples Church dall’Etiopia, dove si erano recati seguendo il leader del culto che prometteva una visione di Gesù in cambio di un digiuno di quaranta giorni[17]. Nello stesso mese, la polizia ha arrestato 20 persone — tra cui il preside di una scuola — con l’accusa di aver collaborato con le Forze Democratiche Alleate (Allied Democratic Forces - ADF) in un attacco contro un istituto scolastico nell’Uganda occidentale, nei pressi del confine con la Repubblica Democratica del Congo. Nell’attacco sono state uccise 42 persone, tra cui numerosi studenti, con modalità particolarmente cruente. Le autorità hanno definito l’episodio l’attentato più mortale nel Paese dal 2010, quando un doppio attacco a Kampala provocò 76 vittime. Le ADF, gruppo ribelle emerso negli anni ’90 in opposizione al governo del presidente Yoweri Museveni, sono attualmente affiliate allo Stato Islamico e attive lungo il confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo[18].
Nel giugno 2023, l’arcivescovo anglicano dell’Uganda, Stephen Samuel Kaziimba Mugalu, ha espresso sostegno alla Legge Anti-Omosessualità, ringraziando il presidente per la sua ratifica. Ha dichiarato che «l’omosessualità ci viene imposta da attori stranieri contro la nostra volontà, contro la nostra cultura e contro le nostre convinzioni religiose», pur auspicando che, al posto della pena di morte, fosse applicato l’ergastolo[19].
La Chiesa cattolica ha invece posto l’accento sulla necessità di vigilanza all’interno delle proprie comunità. Nel settembre 2023, le autorità diocesane hanno segnalato casi di impostori che si spacciavano per sacerdoti o vescovi provenienti da altri Paesi africani e che cercavano di celebrare Messe senza autorizzazione. In risposta, i leader ecclesiastici hanno invitato i fedeli a partecipare esclusivamente a celebrazioni liturgiche ufficialmente approvate dalle rispettive diocesi. Nel novembre 2023, padre Didas Kasapuri, della diocesi di Mbarara, ha denunciato la presenza di falsi sacerdoti –in particolare due che si facevano chiamare «padre Hillary» e «padre Kiyemba» — che organizzavano incontri di preghiera in abitazioni private, invitando i parrocchiani a non ricevere sacramenti da persone non riconosciute dalla Chiesa e a rivolgersi direttamente alla parrocchia per eventuali richieste di servizi religiosi a domicilio[20].
Nel corso del 2023, il Paese è stato colpito da una serie di attacchi attribuiti alle Forze Democratiche Alleate (Allied Democratic Forces - ADF), gruppo islamista armato attivo lungo il confine con la Repubblica Democratica del Congo. Nell’ottobre 2023, i miliziani hanno compiuto incursioni nel Parco Nazionale Queen Elizabeth, uccidendo almeno cinque persone, tra cui due turisti stranieri[21]. In dicembre, diversi episodi di violenza hanno provocato numerose vittime civili: il 19 dicembre, dieci persone sono state massacrate nel villaggio di Kyitehurizi, vicino al Parco Nazionale di Kibale; a inizio mese, una donna è stata uccisa e il figlio rapito e successivamente giustiziato nei pressi del villaggio di Nkoko. Il giorno di Natale, tre civili sono stati bruciati vivi nel villaggio di Nyabitusi I, nel distretto di Kamwenge, confermando la persistente minaccia rappresentata dalle ADF nella regione occidentale del Paese[22].
Il 18 dicembre 2023, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato la dichiarazione Fiducia Supplicans, autorizzando i sacerdoti cattolici a impartire benedizioni «non rituali» a coppie dello stesso sesso, purché non associate a cerimonie di unione civile[23]. Interpellato dai media il 21 dicembre, l’arcivescovo cattolico di Kampala, monsignor Paul Ssemogerere, ha chiarito: «Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di Sua Santità il Papa o del Vaticano [riguardo] al riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso»[24]. L’11 gennaio 2024, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM) ha dichiarato che non ritiene «opportuno per l’Africa benedire unioni omosessuali o coppie dello stesso sesso», poiché ciò «genererebbe confusione e sarebbe in contrasto con l’etica culturale delle comunità africane»[25].
Nel gennaio 2024, episodi di violenza contro cristiani convertiti hanno destato allarme. Nel distretto di Mayuge, il pastore Weere Musika, la moglie e le loro due figlie sono stati bruciati vivi da estremisti islamici dopo aver convertito tre musulmani al Cristianesimo. Nello stesso mese, nel distretto di Bugiri, una donna con tre figli è stata aggredita e cosparsa di acido per batterie dal marito musulmano dopo avergli rivelato la propria conversione al Cristianesimo[26].
Nell’aprile 2024, la Corte Costituzionale dell’Uganda ha confermato la Legge anti-omosessualità, stabilendo che essa non violava né il diritto alla non discriminazione né la libertà di espressione[27].
Nel giugno 2024, padre Anthony Musuubire, dell’arcidiocesi di Kampala, ha annunciato l’intenzione della Chiesa cattolica di costruire un proprio Museo dei Martiri dell’Uganda, da affiancare a quello già esistente gestito dalla Chiesa anglicana[28]. Il 3 giugno 2024, quasi quattro milioni di pellegrini si sono riuniti presso il Santuario cattolico dei Martiri dell’Uganda di Namugongo, a circa 20 km da Kampala, per celebrare il 60° anniversario della canonizzazione di 22 martiri cattolici e 23 anglicani, uccisi per ordine del re Mwanga II tra il 1885 e il 1887[29]. I martiri furono giustiziati per essersi rifiutati di rinunciare alla propria fede e di prendere parte ad atti omosessuali con il sovrano[30]. Circa 700 pellegrini provenienti da Nebbi, tra cui monsignor Raphael Wokorach, arcivescovo eletto di Gulu, hanno percorso a piedi quasi 500 km per partecipare alla celebrazione. La cerimonia, presieduta da 20 vescovi, ha condannato pratiche come la poligamia, la stregoneria e la mutilazione genitale femminile. All’evento hanno partecipato delegazioni da tutta l’Africa e dall’estero, oltre al presidente Yoweri Museveni[31].
Nell’ottobre 2024, un cristiano è stato ucciso da giovani musulmani nell’est del Paese dopo aver tenuto un incontro di evangelizzazione, durante il quale 18 musulmani si erano convertiti al Cristianesimo[32].
Nello stesso mese, il Consiglio Supremo Musulmano dell’Uganda (UMSC) ha espresso preoccupazione per la sottorappresentazione dei musulmani nelle statistiche ufficiali e nelle strutture governative. Secondo il censimento nazionale del 2024, la popolazione musulmana ammontava a circa sei milioni. Il gran muftì dell’Uganda, Sheikh Shaban Ramadhan Mubaje, ha pubblicamente contestato tali dati, affermando che la popolazione musulmana reale si avvicinerebbe ai dodici milioni. Ha ipotizzato che vi fosse un intento discriminatorio volto a presentare i musulmani come una minoranza in declino, al fine di limitarne l’accesso alle risorse pubbliche. Il muftì ha annunciato l’intenzione di condurre un censimento musulmano indipendente a livello nazionale, per correggere le presunte distorsioni e rivendicare una distribuzione più equa delle risorse statali[33].
Parallelamente, l’UMSC ha rinnovato il proprio appello per una rapida approvazione della legge sull’Amministrazione della Legge Islamica Personale (Administration of Muslim Personal Law Bill), che prevede l’istituzione di tribunali Kadhi incaricati di dirimere questioni relative a matrimonio, eredità e custodia dei minori secondo i principi della legge islamica. Il Consiglio ha sottolineato che il disegno di legge è conforme all’articolo 129 (paragrafo 1, d) della Costituzione ugandese[34].
Nella notte del 7 novembre 2024, un individuo non identificato ha appiccato un incendio alla storica chiesa cattolica di Mapeera Kigungu, costruita sul sito dove, nel 1879, giunsero i primi missionari cattolici in Uganda. L’intruso, penetrato da una finestra posteriore, ha dato fuoco a una parte della canonica, distruggendo paramenti liturgici, calici e altri oggetti sacri per un valore stimato in oltre 10 milioni di scellini ugandesi. Il tempestivo intervento dei fedeli ha evitato danni maggiori. Le autorità hanno avviato un’indagine sull’accaduto, che potrebbe essere riconducibile a una disputa fondiaria sulla proprietà della chiesa[35].
Nel dicembre 2024, il presidente Museveni ha annunciato che, analogamente al modo in cui l’Ufficio nazionale per gli standard controlla la qualità dei prodotti industriali, il governo avrebbe iniziato a verificare l’autenticità dei miracoli religiosi. Ha spiegato che tale misura si rendeva necessaria per bilanciare la libertà religiosa con la tutela della salute pubblica. Il governo, ha aggiunto, avrebbe inoltre avviato controlli sul commercio dell’acqua benedetta: «Se siete guariti, non c’è problema», ha dichiarato. «Ma se vendete l’acqua, quella è un’attività commerciale. Studieremo quell’acqua»[36].
Prospettive per la libertà religiosa
Sebbene la Costituzione garantisca la libertà di religione e di credo, le prospettive complessive per l’esercizio di questo diritto restano ambivalenti. Da un lato, l’Uganda è da tempo riconosciuta per la sua generale coesistenza interreligiosa pacifica e per una politica di accoglienza inclusiva, che consente ai rifugiati di ogni fede di praticare liberamente la propria religione. Dall’altro, sviluppi recenti hanno suscitato preoccupazione tra i leader religiosi e gli osservatori. In particolare, la proposta di sottoporre le organizzazioni religiose e basate sulla fede (RFO) al controllo esecutivo dell’Ufficio della Presidenza, anziché a un processo legislativo parlamentare, lascia presagire un possibile irrigidimento del controllo governativo sull’attività religiosa.
Parallelamente, l’Uganda continua ad affrontare minacce alla sicurezza da parte di attori estremisti islamisti, in particolare le Forze Democratiche Alleate (ADF), affiliate allo Stato Islamico e attive oltre il confine con la Repubblica Democratica del Congo. Gli attacchi mortali attribuiti alle ADF, insieme a episodi ricorrenti di violenza mirata contro cristiani, hanno contribuito a creare un clima di crescente incertezza. In tale contesto, sebbene la pratica religiosa resti ampiamente consentita, la convergenza tra problematiche di sicurezza e crescente regolamentazione amministrativa evidenzia un ambiente sempre più fragile e potenzialmente soggetto a nuove restrizioni nei confronti della libertà religiosa. Sarà pertanto fondamentale monitorare attentamente sia le riforme legislative sia gli episodi concreti, per valutare con precisione l’evoluzione futura della situazione.
Fonti