Africa Subsahariana
Marta Petrosillo
Nel periodo di riferimento, l’Africa è rimasta la regione più colpita dall’attività jihadista. La violenza non proviene da un’unica entità, ma da una rete decentralizzata di movimenti affiliati che operano in modo autonomo, pur condividendo ideologia, tattiche e risorse. Questi gruppi sfruttano la porosità dei confini e la fragilità delle istituzioni statali per espandersi da una regione all’altra, costituendo una struttura con un debole coordinamento. Pur mantenendo una relativa indipendenza, scambiano armi, combattenti e propaganda, accrescendo così resilienza e capacità di penetrazione. La loro adattabilità ha avuto conseguenze devastanti per la popolazione civile, comprese le comunità cristiane. Questo modello transnazionale e flessibile consente agli attori jihadisti di prosperare in contesti di persistente instabilità (si veda a tal proposito il focus tematico Evoluzione del jihadismo).
Secondo il Centro per gli Studi Strategici sull’Africa, i gruppi islamisti militanti rappresentano tuttora una delle principali fonti di instabilità in cinque regioni del continente. Solo nel 2024, questi gruppi hanno provocato la morte di 22.307 persone[1].
Escalation della violenza jihadista nel Sahel
Il Sahel resta la regione più interessata al mondo dal terrorismo e dalla violenza jihadista. Qui si concentra oltre la metà di tutti i decessi legati al terrorismo registrati nel 2024. Come riportato nel Global Terrorism Index 2025, cinque dei dieci Paesi più colpiti — Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun — si trovano in quest’area, a conferma del ruolo centrale del Sahel nell’attuale ondata di estremismo violento[2].
Il Burkina Faso è stato nel 2024 il Paese più colpito al mondo, essendo stato teatro del 20 percento di tutte le morti causate dal terrorismo, nonostante un calo del 21 percento rispetto all’anno precedente. Dal 2015, la violenza jihadista ha conosciuto una crescita esponenziale, trasformando il Paese — un tempo modello di armonia religiosa — nell’epicentro dell’attività estremista nella regione[3]. Gruppi come JNIM, affiliati dello Stato Islamico e Ansarul Islam colpiscono indistintamente comunità musulmane e cristiane, prendendo spesso di mira i luoghi di culto. Leader religiosi sono stati rapiti o uccisi, e numerose comunità cristiane sono state sfollate o costrette a interrompere ogni forma di culto pubblico. A metà del 2024, quasi cento cristiani sono stati uccisi nella regione di Zekuy-Doumbala[4].
Il Mali ha conosciuto un progressivo deterioramento della sicurezza e dei diritti fondamentali, diventando uno dei Paesi maggiormente colpiti dal terrorismo a livello globale. La crisi è iniziata nel 2012, quando l’infiltrazione di gruppi estremisti nel nord ha riacceso la ribellione tuareg. I tuareg, circa il dieci percento della popolazione, attraverso il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA), hanno rivendicato l’autonomia del nord e si sono temporaneamente alleati con gruppi islamisti come AQIM, MUJAO e Ansar Dine per espellere le forze governative[5]. L’accordo di pace del 2015 è successivamente fallito. Il ritiro delle truppe ONU nel 2023 e il dispiegamento dei mercenari russi del gruppo Wagner hanno aggravato ulteriormente la crisi. La violenza jihadista si è estesa a tutto il territorio, con la popolazione civile — inclusi i cristiani — esposta a rapimenti, violenze e imposizione di norme religiose. Nel 2024, la giunta militare ha sospeso le attività politiche e represso il dissenso. La situazione resta critica, con crescenti timori di conflitto civile e continue violazioni dei diritti umani.
Il Niger ha conosciuto un drastico peggioramento della sicurezza, della governance e dei diritti umani sotto la giunta militare guidata dal generale Abdourahamane Tchiani. Una Carta di Transizione adottata nel marzo 2025 ha inaugurato un periodo di transizione di 60 mesi, che prevede formalmente la tutela della libertà religiosa, ma in un contesto sempre più instabile. Il Paese è divenuto un importante focolaio jihadista, con la presenza attiva dell’ISSP, di affiliati ad al-Qaeda e di Boko Haram su tutto il territorio nazionale. La regione di Tillabéri, al confine con Mali e Burkina Faso, rimane l’epicentro degli attacchi. Nel 2024, il Niger ha registrato un aumento del 94 percento delle morti legate al terrorismo — il più alto incremento a livello globale[6]. Sia le comunità musulmane sia quelle cristiane hanno subito violenze, con attacchi contro chiese, moschee e raduni religiosi ed anche rapimenti di leader religiosi. Nonostante alcuni tentativi di dialogo interreligioso, le reti radicali, la fragilità istituzionale e l’autoritarismo hanno ulteriormente ridotto lo spazio civico e la resilienza sociale. Le minoranze cristiane restano particolarmente esposte, soggette a minacce, conversioni forzate e restrizioni al culto.
Nel luglio 2024, Mali, Burkina Faso e Niger hanno formalizzato la loro alleanza istituendo la Confederazione degli Stati del Sahel (CSS), in seguito al ritiro coordinato dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) [7]. Questo sviluppo segna un più ampio riallineamento geopolitico, con un allontanamento dalle istituzioni occidentali e un rafforzamento dei legami con Russia e Cina.
Colpi di Stato, elezioni e riforme costituzionali: mutamenti nei modelli di governance
Tra il 2023 e il 2025, l’Africa subsahariana ha vissuto una nuova ondata di colpi di Stato e di riforme costituzionali che riflettono crisi di governance profonde e con conseguenze dirette anche sulla libertà religiosa. In questo periodo si sono verificati due colpi di Stato (in Niger[8] e Gabon[9]) e vi sono stati diversi tentativi di golpe falliti (in Burkina Faso[10], Guinea-Bissau[11] e Repubblica Democratica del Congo[12]).
Altri Paesi hanno adottato o proposto riforme costituzionali di rilievo, molte delle quali controverse o con effetti negativi. Nella Repubblica Centrafricana, un referendum del 2023 ha abolito il limite dei mandati presidenziali e istituito la carica di vicepresidente, consentendo al presidente Touadéra di candidarsi per un terzo mandato a dicembre 2025[13]. In Ciad, il referendum del dicembre 2023 ha reintrodotto un sistema semi-presidenziale, la figura del Primo Ministro, un Senato e una Commissione per i diritti umani, sebbene resti incerta l’effettiva attuazione dei meccanismi di responsabilità. Alla fine del 2024, in Gabon[14] è stata promulgata una nuova Costituzione, accompagnata da un dialogo nazionale volto a rilanciare le istituzioni democratiche dopo 54 anni di potere della dinastia Bongo[15]. In Togo, nel marzo 2024, il Parlamento ha approvato una nuova Costituzione che, secondo i critici, indebolisce la democrazia trasformando il Paese in una repubblica parlamentare e di fatto eliminando i limiti di mandato per il presidente Gnassingbé, al potere dal 2005[16].
Nel 2024 erano previste elezioni in 19 Paesi africani, ma molte sono state posticipate o manipolate, oppure si sono svolte in svolte in un contesto privo di garanzie democratiche. I regimi militari di Burkina Faso[17], Mali[18], Guinea[19] e Guinea-Bissau[20] non hanno rispettato impegni presi ai fini di una transizione democratica, mentre elezioni nazionali di rilievo si sono tenute in Mauritania[21], Ciad[22], Senegal[23] e Togo[24]. In Sudafrica, i vescovi cattolici hanno descritto il processo elettorale come «in larga parte libero e regolare»[25].
Corno d’Africa: guerre civili, violenza religiosa e conseguenze a livello regionale
Il Corno d’Africa continua a essere una delle regioni più instabili del continente, segnato da guerre civili sovrapposte, minacce estremiste e tensioni transfrontaliere.
Dal mese di aprile 2023, il Sudan è lacerato da un conflitto civile tra le Forze Armate Sudanesi e le Forze di Supporto Rapido, che ha provocato la più grave crisi di sfollamento a livello mondiale, con quasi 13 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case[26]. Entrambe le fazioni hanno bombardato luoghi di culto, torturato membri del clero e trasformato chiese e moschee in basi militari. I cristiani hanno subito conversioni forzate, detenzioni arbitrarie e aggressioni violente, mentre la libertà religiosa ha conosciuto un drastico peggioramento.
Le violenze si sono estese al Sud Sudan, dove l’afflusso massiccio di rifugiati e le violenze etniche di ritorsione hanno destabilizzato il già fragile processo di pace. Il governo di transizione ha rinviato le elezioni e incontra gravi difficoltà nella redazione di una Costituzione permanente[27].
La situazione in Somalia resta particolarmente critica. Al-Shabaab controlla vaste aree rurali e impone un’interpretazione estremista della shari‘a, vietando il culto cristiano, punendo l’apostasia con la pena di morte e prendendo di mira chiunque sia considerato «non islamico». I convertiti al Cristianesimo sono costretti a praticare la fede in segreto, esposti al rischio di violenze, arresti o esecuzioni. Lo Stato Islamico in Somalia, in espansione soprattutto nel Puntland, contribuisce ad aggravare l’instabilità. Le tensioni con l’Etiopia e il Somaliland, insieme all’afflusso di armi e ai conflitti tra clan, ostacolano ulteriormente gli sforzi per contenere la violenza jihadista[28].
Il Kenya, storicamente considerato un attore stabilizzante nella regione, è oggi il Paese più colpito dopo la Somalia dagli attacchi di al-Shabaab[29]. Nel biennio 2023–2024, decine di attentati sono stati registrati nelle contee di Mandera, Lamu e Garissa, prendendo di mira civili, inclusi cristiani. Al tempo stesso, le discriminazioni nei confronti dei musulmani continuano a rappresentare una fonte di tensioni interne. Un segnale positivo è giunto nel febbraio 2025, quando il presidente William Ruto ha abolito il sistema di controllo cui i musulmani erano sottoposti per ottenere la carta d’identità nazionale[30] — una decisione accolta favorevolmente dalla società civile come passo verso la riduzione della loro marginalizzazione. Nonostante queste sfide, le relazioni interreligiose in Kenya sono rimaste, nel complesso, relativamente pacifiche.
La libertà religiosa in Etiopia resta precaria a causa del perdurare del conflitto e dell’instabilità politica. Le violenze nelle regioni del Tigrè, dell’Oromia e dell’Amhara hanno avuto un impatto devastante sulle comunità religiose, con la distruzione di luoghi di culto, l’uccisione di membri del clero e l’interruzione delle attività pastorali. L’intreccio tra appartenenze etniche e identità religiose ha ulteriormente compromesso la coesione interconfessionale. Sul piano regionale, la cooperazione antiterrorismo si è indebolita a seguito delle tensioni con il governo somalo, acuite dall’accordo tra l’Etiopia e il Somaliland.
Nel Corno d’Africa, la libertà religiosa è minacciata non solo dalla violenza jihadista, ma anche dalla repressione esercitata dagli Stati. In Eritrea, la politica governativa criminalizza di fatto ogni pratica religiosa non autorizzata. I dissidenti vengono sottoposti ad arresti arbitrari, torture e detenzioni prolungate. Tra le comunità più colpite figurano cristiani, Testimoni di Geova e musulmani, compresi minori e membri del clero. Le riunioni religiose sono vietate e i detenuti vengono spesso trattenuti in condizioni disumane e sovraffollate, senza alcuna garanzia procedurale. Sotto il regime autoritario eritreo, la libertà religiosa versa in condizioni critiche.
Nigeria: comunità religiose sotto assedio
Tra il gennaio 2023 e il dicembre 2024, la Nigeria ha conosciuto un’escalation della violenza a matrice religiosa, in particolare nel Nord e nella Middle Belt. Gruppi armati come Boko Haram, la Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico (ISWAP) e varie milizie hanno compiuto attacchi su larga scala contro chiese, villaggi e leader religiosi. Negli Stati di Plateau e Benue, migliaia di persone sono rimaste sfollate e centinaia sono state uccise, inclusi oltre 1.100 cristiani — tra cui 20 religiosi — nel solo mese successivo all’insediamento presidenziale del 2023[31]. Durante il Natale 2023, attacchi coordinati da miliziani locali e stranieri hanno causato quasi 300 vittime[32]. Nel giugno 2025, circa 200 cristiani sfollati sono stati massacrati nello Stato di Benue[33].
I mandriani fulani radicalizzati continuano a essere coinvolti in violenze contro le comunità cristiane, spesso accompagnate da espropri e spostamenti forzati. Sebbene alcuni analisti descrivano il conflitto in termini ambientali, i leader ecclesiastici locali lo interpretano come una strategia deliberata volta a espellere le popolazioni cristiane (si veda a tal proposito l’approfondimento Fulani e il jihadismo in Africa: tra retaggi storici e manipolazioni). Nel maggio 2024, un liceo cristiano è stato attaccato a Makurdi[34], segnando un’escalation senza precedenti. Accuse di blasfemia e omicidi legati alla stregoneria hanno ulteriormente aggravato il bilancio, includendo anche episodi di linciaggio pubblico.
Leader religiosi e membri del clero sono stati frequentemente obiettivo delle violenze, con decine di rapimenti e omicidi. Gruppi islamisti si sono scontrati con le autorità, come dimostra la sanguinosa repressione di una processione sciita ad Abuja. Parallelamente, la polizia religiosa (hisbah) ha continuato a imporre restrizioni basate sulla Shari‘a in diversi Stati settentrionali, nonostante il divieto costituzionale vigente a livello federale.
Africa Centrale e Meridionale: nuovi fronti di crisi
La Repubblica Democratica del Congo (RDC) affronta una delle crisi più gravi e complesse dell’Africa subsahariana. Gruppi armati come le Forze Democratiche Alleate (ADF), affiliate allo Stato Islamico, colpiscono sistematicamente le comunità cristiane, uccidendo civili, distruggendo luoghi di culto e rapendo membri del clero. Nelle province orientali, oltre 120 milizie si contendono il controllo di aree ricche di risorse minerarie[35], mentre il collasso dei servizi pubblici e la debole presenza statale espongono in particolare le comunità religiose. Il conflitto ha assunto una dimensione regionale: il sostegno offerto al gruppo ribelle M23 dal Rwanda e le operazioni militari ugandesi contro le ADF mostrano l’alto livello di coinvolgimento transfrontaliero. Nel gennaio 2025, l’M23 ha conquistato la città di Goma, causando centinaia di vittime civili e massicci spostamenti di popolazione. Al tempo stesso, le Chiese impegnate nella promozione della pace sono oggetto di ritorsioni da parte delle autorità statali[36]. Con l’intensificarsi delle violenze e la progressiva perdita di spazi sicuri e di protezioni basilari, le condizioni per la libertà religiosa nell’est della RDC continuano a deteriorarsi, minacciando la stabilità dell’intera regione dei Grandi Laghi.
Il Mozambico ha registrato una nuova ondata di violenza jihadista nella provincia di Cabo Delgado, dove miliziani affiliati allo Stato Islamico hanno ripreso gli attacchi contro le comunità cristiane, incendiando chiese e uccidendo civili. Nonostante la presenza di forze militari internazionali, gli insorti hanno esteso il proprio raggio d’azione in nuovi distretti, approfittando della debolezza dello Stato e dei vuoti di governance. In questo scenario, le comunità religiose — in particolare la Chiesa cattolica — hanno mantenuto un ruolo attivo nella promozione della pace e del dialogo interreligioso. La Dichiarazione interreligiosa di Pemba, firmata nel 2022 da leader cristiani e musulmani, ha riaffermato l’impegno comune a contrastare la strumentalizzazione della religione. Nel 2024, il Consiglio Islamico del Mozambico ha espresso la propria disponibilità a mediare con elementi jihadisti. Questi sforzi testimoniano la resilienza degli attori religiosi in un contesto di crescente insicurezza (si veda a tal proposito il caso studio Il ruolo attivo della Chiesa in Cabo Delgado).
Migrazioni
Un’altra dinamica cruciale per l’Africa subsahariana è l’aumento esponenziale dei movimenti migratori, sia interni che transfrontalieri. Alla fine del 2024, la regione contava 38,8 milioni di sfollati interni — quasi la metà del totale mondiale[37]. Nelle regioni dell’Africa orientale, del Corno d’Africa e dei Grandi Laghi si registravano 5,4 milioni di rifugiati e richiedenti asilo[38]. È inoltre aumentata la mobilità intra-africana: il numero di persone residenti in un Paese africano diverso da quello d’origine è passato da 12 milioni nel 2015 a 15 milioni nel 2024, con un incremento del 25 percento[39]. Gran parte di questi spostamenti è stata alimentata dall’intensificarsi della violenza jihadista (si veda a tal proposito il focus tematico Fuggire dalle persecuzioni e discriminazioni a sfondo religioso).
[1] “Africa Surpasses 150,000 Deaths Linked to Militant Islamist Groups in Past Decade”, Africa Center for Strategic Studies, 28 luglio 2025, https://africacenter.org/spotlight/en-2025-mig-10-year/ , (consultato il 10 agosto 2025).
[2] “Global Terrorism Index 2025: Measuring The Impact of Terrorism”, Institute for Economics & Peace, marzo 2025, https://www.visionofhumanity.org/wp-content/uploads/2025/03/Global-Terrorism-Index-2025.pdf, (consultato il 10 agosto 2025).
[3] Ibid.
[4] Sina Hartet e Maria Lozano, “ACN denounces new Islamist massacres in Burkina Faso”, Aiuto alla Chiesa che Soffre International, 30 agosto 2024, https://acninternational.org/acn-denounces-new-islamist-massacres-in-burkina-faso/ (consultato il 10 luglio 2025).
[5] “Mali crisis: Key players”, BBC News, 12 marzo 2013, https://www.bbc.com/news/world-africa-17582909 , (consultato il 21 agosto 2025).
[6] “Global Terrorism Index 2025: Measuring The Impact of Terrorism”, op.cit
[7] “Defining a new approach to the Sahel’s military-led states”, International Crisis Group, 22 maggio 2025, https://www.crisisgroup.org/africa/sahel/burkina-faso-mali-niger/defining-new-approach-sahels-military-led-states (consultato il 10 luglio 2025).
[8] “The coup in Niger”, International Institute for Strategic Studies, agosto 2024, https://www.iiss.org/sv/publications/strategic-comments/2023/the-coup-in-niger/ (consultato il 26 agosto 2025).
[9] Dipo Faloyin, “A coup in Gabon seems to have ended one family's 56-year rule”, Vice News, 10 agosto 2023, https://www.vice.com/en/article/a-coup-in-gabon-seems-to-have-ended-one-familys-56-year-rule/ (consultato il 15 giugno 2024).
[10] Wycliffe Muia, “Burkina Faso army says it foiled ‘major’ coup plot”, BBC News, 22 aprile 2025, https://www.bbc.co.uk/news/articles/c5ygxzpkvzno (consultato il 19 agosto 2025).
[11] B. Rukanga & N. Booty, “Guinea-Bissau: Attempted coup was foiled, says President Embaló”, BBC News, 3 dicembre 2023, https://www.bbc.co.uk/news/world-africa-67586556 (consultato il 19 agosto 2025).
[12] Wedaeli Chibelushi, “US and British citizens among 37 sentenced to death in DR Congo coup trial”, BBC News, 13 settembre 2024, https://www.bbc.co.uk/news/articles/cx2e2v2le8wo (consultato il 19 agosto 2025).
[13] Natasha Booty e Yusuf Akinpelu, “Central African Republic President Toudera wins referendum with Wagner hep”, BBC, 7 agosto 2023, https://www.bbc.com/news/world-africa-66428935 (consultato il 27 febbraio 2025).
[14] Costituzione gabonese del 2024, Repubblica del Gabon, https://www.gouvernement.ga/object.getObject.do?id=3958 (consultato il 27 dicembre 2024).
[15] Gérauds Wilfried Obangome, “Gabon takes historic step towards democratic renewal”, Africanews, 13 agosto 2024, https://www.africanews.com/2024/04/03/gabon-takes-historic-step-towards-democratic-renewal (consultato il 15 giugno 2024).
[16] Natasha Booty e Nicolas Negoce, “Togo constitution: Parliament passes reforms likened to coup”, BBC News, 20 aprile 2024, https://www.bbc.com/news/world-africa-68860091 (consultato l’8 giugno 2024).
[17] Sofia Christensen, Burkina Faso junta leader says no elections until the country safe for voting, Reuters, 29 settembre 2023, https://www.reuters.com/world/africa/burkina-faso-junta-leader-says-no-elections-until-country-safe-voting-2023-09-29/, (consultato il 10 agosto 2025).
[18] Morgane Le Cam, In Mali, democracy has been indefinitely postponed, Le Monde (Opinion), 19 maggio 2024, https://www.lemonde.fr/en/opinion/article/2024/05/19/in-mali-democracy-has-been-indefinitely-postponed_6671934_23.html, (consultato il 10 agosto 2025).
[19] “Guinea: December (postponed) 2024 Elections”, Africa Center for Strategic Studies, 17 gennaio 2024, https://africacenter.org/spotlight/2024-elections/guinea/, (consultato il 10 agosto 2025).
[20] Dabo Alberto, “Guinea‑Bissau opposition vows to ‘paralyse’ country in election timing row”, Reuters, 26 febbraio 2025, https://www.reuters.com/world/africa/guinea-bissau-opposition-vows-paralyse-country-election-timing-row-2025-02-26/, (consultato il 10 agosto 2025).
[21] “BBC News, ‘Slavery, migration, and jihadists-the issues as Mauritania votes,’ BBC News, 4 dicembre 2023, https://www.bbc.com/news/articles/c51y81exdjlo (consultato l’8 gennaio 2025).”
[22] “Mahamat Idriss Déby officially declared winner of presidential election”, France 24, 16 maggio 2024, https://www.france24.com/en/live-news/20240516-%F0%9F%94%B4-chad-junta-chief-mahamat-idriss-d%C3%A9by-officially-declared-winner-of-presidential-election , (consultato il 10 agosto 2025).
[23] Le Monde, ‘Senegal: A triumph, a shock, and a wake-up call,’ Le Monde, 26 marzo 2024, https://www.lemonde.fr/en/international/article/2024/03/26/senegal-a-triumph-a-shock-and-a-wake-up-call_6655708_4.html (consultato il 15 febbraio 2025).
[24] “Togo ruling party wins big parliamentary majority in boost for Gnassingbé”, France 24, 5 maggio 2024, https://www.france24.com/en/africa/20240505-togo-ruling-party-wins-big-parliamentary-majority-in-boost-for-gnassingbe (consultato l’8 giugno 2024).
[25] Silas Isenjia, ”Catholic Bishops Laud South Africa’s “overwhelming” free and fair polls”, Acia Africa, 3 giugno 2024, https://www.aciafrica.org/news/11063/catholic-bishops-laud-south-africas-overwhelmingly-free-and-fair-polls (consultato il 15 gennaio 2025).
[26] “Sudan Crisis Explained”, UN Refugee Agency, 27 febbraio 2025, https://www.unrefugees.org/news/sudan-crisis-explained/#:~:text=Sudan%20has%20also%20been%20heavily,exacerbating%20food%20insecurity%20for%20families(consultato il 10 marzo 2025).
[27] Santino Fardol W. Dicken, “South Sudan postpones elections to 2026: A move toward inclusivity and stability.” Wilson Center, 6 febbraio 2025, https://www.wilsoncenter.org/article/south-sudan-postpones-elections-2026-move-toward-inclusivity-and-stability (consultato il 3 marzo 2025).
[28] Faisal Ali, “Ethiopia and Somaliland reach historic agreement over access to Red Sea ports”, The Guardian, 1° gennaio 2024, https://www.theguardian.com/world/2024/jan/01/ethiopia-and-somaliland-reach-historic-agreement-over-access-to-red-sea-ports (consultato il 15 giugno 2025).
[29] “What’s Next for the Fight Against al-Shabaab in Kenya and Somalia – agosto 2024”, ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project), 4 settembre 2024, https://acleddata.com/report/whats-next-fight-against-al-shabaab-kenya-and-somalia-august-2024/, (consultato il 10 agosto 2025).
[30] “Government ends extra vetting for for ID registration in borders counties”, Presidente della Repubblica del Kenya, 5 febbraio 2025, https://www.president.go.ke/government-ends-extra-vetting-for-id-registration-in-borders-counties/ (consultato il 19 agosto 2025)
[31] Douglas Burton e Masara Kim “ Muslim terrorists slaughter record numbers of Christians in central Nigeria”, Truth Nigeria, 24 giugno 2023, https://truthnigeria.com/2023/06/muslim-terrorists-slaughter-record-numbers-of-christians-in-central-nigeria/ (consultato il 13 maggio 2025).
[32] Masara Kim, “Nigeria under invasion”, Truth Nigeria, 2 gennaio 2024, https://truthnigeria.com/2024/01/christmas-massacre-led-by-3000-invading-terrorists/(consultato il 13 maggio 2025).
[33] “Nigeria: Up to 200 Dead in Worst Killing Spree”, Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN), 28 maggio 2025, https://acninternational.org/nigeria-up-to-200-dead-in-worst-killing-spree/ (consultato il 15 giugno 2025).
[34] “Heroic staff save pupils as gunmen attack Catholic school at night”, Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN), 2 maggio 2025, https://acninternational.org/heroic-staff-save-pupils-as-gunmen-attack-catholic-school-at-night/ (consultato il 15 giugno 2025).
[35] Chinedu Asadu, “M23 rebels seize key towns in eastern Congo as violence intensifies”, Associated Press, 16 febbraio 2025, https://apnews.com/article/m23-rebels-congo-nyanzale-north-kivu-5ab5f58872065924343f06696c0689a4 (consultato il 24 luglio 2025).
[36] Antoine Roger Lokongo, “DRC bishops face backlash over peace plan”, The Pillar, 24 marzo 2025, https://www.pillarcatholic.com/p/drc-bishops-face-backlash-over-peace (consultato il 28 luglio 2025).
[37] “2025 Global Report on Internal Displacement (GRID)”, Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), 13 maggio 2025, https://api.internal-displacement.org/sites/default/files/publications/documents/idmc-grid-2025-global-report-on-internal-displacement.pdf (consultato il 10 agosto 2025).
[38] Statistiche sui rifugiati, Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, (fine di aprile 2025), https://www.unrefugees.org/refugee-facts/statistics/, (consultato il 10 agosto 2025).
[39] Wendy Williams, “African Migration Trends to Watch in 2025”, Africa Center for Strategic Studies, 3 febbraio 2025, https://africacenter.org/spotlight/migration-trends-2025/, (consultato il 10 agosto 2025).